NYUBU, sassolini
NYUBU – Altopiano di Fanes
“…esiste un ricercare detto nyubu: significa ritirarsi sui monti per capire se stessi e ricostituire le connessioni con il Grande. É un antichissimo rituale legato ai cicli di preparazione della terra, della semina, del raccolto.”
(Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi)
A Tera Salvaria, che in ladino significa “terra selvaggia”, un festival di musica folk che ogni anno si svolge in Val Badia, tra le dolomiti trentine, conosco Ulrike Kindl, una studiosa che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio del folklore alpino. Sotto alla pioggia battente della luna piena di agosto, Ulrike ci narra le gesta mitologiche che hanno avuto come scenario proprio le rocce e i boschi che ci circondano: sulle Dolomiti si possono ancora trovare tracce di miti antichissimi, che hanno per protagoniste Regine lunari, Signore di regni sotterranei, Maghe sapienti delle acque, Amazzoni a cavallo dei loro destrieri di tenebra.
Sono narrazioni che risalgono a tempi in cui il mondo degli uomini e delle donne era ancora regolato secondo i cicli lunari e le leggi della natura erano strettamente intrecciate con quelle di un mondo soprannaturale popolato da potenti presenze numinose.
Incastonato tra i ghiacci di vallate che per secoli e secoli sono rimaste isolate dal mondo, questo repertorio mitologico è stato tramandato per via orale ed è miracolosamente sopravvissuto al passaggio degli Dei guerrieri delle società patriarcali, alla zelante opera di bonifica in nome del Dio cristiano e infine ai rimaneggiamenti in chiave romantica di chi comunque fece il preziosissimo lavoro di raccolta e trascrizione all’inizio del secolo scorso.
M’incammino e mi metto in ascolto, annuso le tracce. Vado alla ricerca, con lo sguardo che contempla disegnando. Eccole ancora le grande madri della montagna: si nascondono tra le rocce, tra le sassaie, nei boschi di cirmoli e i baranci di pini mughi, sotto le cascate, in fondo ai torrenti che scavano le valli.